Parla Serge Latouche, il teorico della decrescita
LUGANO - Serge Latouche, professore emerito di economia dell’Università di Parigi XI. È il teorico della decrescita e della deoccidentalizzazione. Ha recentemente pubblicato, presso Bollati Boringhieri, il saggio “Come si esce dalla società dei consumi”. Lo abbiamo sentito e ha condiviso con noi i suoi pensieri sull’attuale crisi della società occidentale.
Ciascuno di noi pensa di avere dei bisogni che un nuovo modello economico potrebbe non soddisfare? Perché dovremmo fare dei sacrifici senza nessuna garanzia che il mondo ci segua in questo cammino?
"Prima di tutto non bisogna pensare all’uscita dal modello consumistico come a un sacrificio. Ci uccide fisicamente, con i pesticidi, il cibo spazzatura, obesità, cancro, malattie cardiovascolari. E ci uccide psicologicamente, con lo stress, le epidemie di suicidi e, cosa che non si è mai vista nella storia dell’umanità, i suicidi di bambini. Anche i bambini si suicidano!
Siamo arrivati a una società che non è una società felice, ma una società dell’abbandono.
Il sacrificio che dobbiamo fare è intraprendere un percorso di disintossicazione. È il sacrificio che il drogato deve fare per salvarsi la pelle. Certamente, anche se i traffici di droga continueranno, se la droga si continuerà a produrre, un tossicodipendente ha comunque un vantaggio a intraprendere una cura. Questo non eliminerà, non impedirà i traffici di droga, ma per lui questo significherà salvare la propria vita. Allo stesso modo, noi abbiamo interesse a mangiare più sano, a consumare meno, a distrurre più lentamente il pianeta. Anche se la società non cambierà, ne guadagneremo in benessere. Siamo dei drogati, siamo stati drogati. Vittime di una manipolazione, in particolare attraverso la pubblicità. La cura individuale dovrà evolvere in una cura collettiva, una disintossicazione collettiva. Bisognerebbe intraprendere un’azione di salute pubblica, fare della contropubblicità, della
contromanipolazione. Infatti non è un caso che il movimento della decrescita sia nato da un associazione contro la pubblicità"
Rif.
